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Il significato esistenziale è alla porta di casa

di Ludwig Hasler

Ho 77 anni e appartengo alla più viziata delle generazioni, che non invecchia mai. Abbiamo certamente lavorato sodo, ma siamo stati viziati dallo sviluppo della società; sempre in crescita: più comfort, più sicurezza, più denaro, più tempo libero, ecc.. La maggior parte di noi è più sana, più mobile, più ricca di quanto non sia mai stata, e, con un po' di fortuna, abbiamo ancora qualche anno di fronte a noi. 

Perciò smettiamola con il tono terapeutico. Le persone anziane non sono un gruppo emarginato che va privilegiato, accudito, coccolato. Gli anziani possono (a turno) aiutarsi da soli. L'immagine “dell'anziano attivo” è stata valida finora per le persone che continuamente in movimento, talvolta nei boschi del Canada, talaltra a bordo dei gommoni nell'Oberland bernese. Che ne direste se semplicemente ci attivassimo un po' di più? Non per motivi morali, ma perché ha senso. Il senso non nasce (anche in età avanzata) dalla ricerca instancabile di esperienze. C'è qualcosa di più importante del nostro piccolo Io. Personalmente, ho la fortuna di essere ancora necessario, come autore e come relatore. Quando tra poco non sarò più richiesto, andrò alla scuola della mia comunità e chiederò: ci sono ragazzi balcanici con i quali fare pratica di matematica o di tedesco? 

Qual è il problema dell'invecchiamento? Le articolazioni, certo. Nel mio caso i polmoni, ho fumato molto, ma il problema principale è il tempo. Il mio tempo sta per scadere, il mio futuro si sta restringendo, e per questo nessun business aiuta, e so che alla fine non sarò più salvabile. Ciò che comunque ora mi salva è il mio interesse per il futuro degli altri. Per esempio, i bambini dei Balcani, che posso aiutare a credere nella matematica, a crescere con più fiducia. Non vivrò per vedere il loro futuro, ma ne sono coinvolto e ciò fa sì che non sia mai solo durante il mio periodo di grazia. Partecipo a un futuro, anche se non sarà più il mio: il futuro del nipote, della poesia, delle api... 

Le persone anziane che conosco sono impegnate - non solo con loro stessi, ma anche con cose che contano per gli altri. Una signora di 82 anni aiuta al negozio di fiori, un settantaduenne fa da autista ai disabili, mentre tre settantacinquenni animano il locale di quartiere. Chi si rende utile a qualcosa ne fa parte, chi ne fa parte rimane in gioco, è un attore, non si sente superfluo, non cade in crisi di identità. Il cosiddetto significato dell’esistenza no va cercato troppo, esso si trova davanti alla porta di casa. 

Spesso mi si risponde che non è possibile che tutti gli anziani continuino a lavorare, ma io parlo di “essere attivi”, non di “lavorare”. Contribuisci invece di rinunciare. Alcuni potrebbero non avere le forze sufficienti, ma a tutti gli altri si applicano i famosi consigli degli anziani. Anche a Zollikon, dove vivo, si organizzano “anziani per anziani” - secondo il motto: non siamo più membri passivi della società, siamo attori, prendiamo in mano i problemi del nostro mondo della vecchiaia. Ognuno di noi sa fare giardinaggio, cucinare, suonare la musica, cantare, guidare, fare riparazioni... Così non ci sentiamo soli e invece ci divertiamo. Come detto prima, il “significato esistenziale” consiste nell’avere un significato anche per gli altri.