Invecchiare - aprirsi all'indisponibile
Di Heinz Rüegger
Voler disporre della vita
Come ha sottolineato il sociologo Hartmut Rosa, uno degli stimoli fondamentali nelle moderne società occidentali è quello di mettere il mondo a nostra disposizione, di poterlo controllare. Oggi possiamo in gran parte pianificare e organizzare la nostra vita da soli, possiamo “pilotare” una vita. Questo ci dà una grande libertà. Possiamo e vogliamo avere un grande controllo sulla nostra vita. E in molti ambiti questo è un bene.
Tuttavia, data l'attenzione alla pianificazione, all'azione e al processo decisionale autodeterminati, è facile perdere di vista un altro aspetto della nostra esistenza che è altrettanto importante per il successo nella vita e soprattutto nella vecchiaia: la capacità di impegnarsi con l'indisponibile e di diventare sensibili a ciò che costituisce la nostra esistenza al di là della nostra determinazione, del nostro controllo e della nostra azione.
Apertura all'imprevisto
È necessario un atteggiamento di apertura interiore all'imprevisto, a ciò che la vita ci offre e si aspetta da noi. L’esperto di bioetica Giovanni Maio sottolinea che una vita è soddisfatta solo “quando nella vita si presenta l'inatteso, quando è costellata di imprevedibile, di imponderabile e quando è piena di eventi che ci sorprendono”. L'imprevisto è anche una delle cose che danno importanza alla vita. Ma una vita in cui non ci fosse nulla di non richiesto, in cui nulla ci sfidasse, ci sorprendesse o ci ponesse di fronte a un compito, sarebbe probabilmente una vita del tutto priva di senso”. Questa dimensione dell'indisponibilità ha sempre fatto parte della vita. Ma la vecchiaia mi sembra una fase della vita in cui è più facile accedere a questo aspetto della vita rispetto agli anni precedenti.
L'“afferrare” come atteggiamento specifico della vecchiaia
Si tratta di un atteggiamento nei confronti della vita che non si preoccupa primariamente di affrontare e afferrare le cose, ma che si lascia innanzitutto afferrare e toccare da ciò che c'è. Una sensibilità che permette di stabilire un rapporto di risonanza con il mondo senza avere intenzioni o obiettivi. Una persona che ha indicato questa direzione anni fa è il gerontologo sociale austriaco Leopold Rosenmayr. Egli afferma che esiste uno speciale “paradigma del cogliere l'attimo come atteggiamento fondamentale nei confronti della vecchiaia”. Si tratta di un atteggiamento nei confronti della vita che non è semplicemente orientato a qualsiasi tipo di attività, ma in cui l'azione è alimentata da una passività di fondo, da un atteggiamento di ricettività primaria: ricevere precede ogni dare; lasciarsi aiutare è primario rispetto all'aiutare gli altri; lasciarsi afferrare precede il proprio afferrare e modellare il mondo. Un tale atteggiamento vive più dell'ascolto che della parola, più della contemplazione che dell'azione orientata allo scopo e al beneficio.
Questa prospettiva è in linea con l'opinione di Hartmut Rosa, secondo cui “il modo fondamentale di vivere l'esistenza umana non è quello di disporre delle cose, ma di riflettersi in esse”. Secondo Rosa, solo il confronto aperto con l'indisponibile e l'incontrollabile dà luogo alla vitalità, al contatto e all'esperienza reale, in cui si rivela qualcosa del mistero della vita umana.
Sull'autore Heinz Rüegger